- Ferdinando Provesi (1770 - 1833) - Sinfonia per organo Walter Gatti 4:46
- Michel Corrette (1707 - 1795) Grand jeu (que l'on peut jouer à l'Offertoire) Walter Gatti 4:16
- Padre Davide Da Bergamo (1791 - 1863) Suonatine per l'offertorio e il postcomunio Walter Gatti 4:15
Brani
Tracce CD : “S” Santuario – “B” Basilica
01 Ferdinando Provesi (1770 – 1833)
Sinfonia per organo 04’44” S
02 Louis James Alfred Lefébure-Wély (1817 — 1869)
Boléro de concert op.166 04’32” S
03 Padre Davide Da Bergamo (1791 – 1863)
Suonatine per l’offertorio e il postcomunio 04’13” B
Gaetano Valerj (1760 – 1822)
04 Sonata IX (Flauto in ottaua solo) 04′ 22″ S
05 Sonata I (Capriccio ; Tutti li registri) 04’03” S
06 Sonata XII (Fuga) 03’29” S
07 Justin Heinrich Knecht (1752 – 1817)
Grosse Orgelsonate in C dur 07’43” B
08 Johann Simon Mayr (1763 – 1845)
Gran preludio in sol minore 04’58” B
09 Michel Corrette (1707 – 1795)
Grand jeu (que l’on peut jouer à l’Offertoire) 04’14” B
Padre Davide Da Bergamo (1791 – 1863)
10 Elevazione in re minore 05’11” B
11 Concertino per l’organo 06’46” S
12 Samuel Wesley (1766 – 1837)
Voluntary op. 6 n. 3 in c minor 06’00” S
Giovanni Quirici (1824 – 1896)
Dalla “Messa in sol maggiore”
13 Versetto istrumentale per il gloria n.2 01’24” B
14 Suonata per la Consumazione 05’17” B
15 Versetto istrumentale per il gloria n.4 00’52” B
16 Polka Marziale per il dopo la Messa 02’56” B
La Storia
In Italia tra il 1700 e il 1800 l’organo perdette il suo primato di “Re degli Strumenti” e si trasformò in qualcosa di totalmente diverso, abdicando il suo ruolo di strumento spirituale in favore dei vezzi del mondo profano e diventando orchestra prima e banda poi. I costruttori si lanciarono in nuove sfide: pur mantenendo la sonorità classica tradizionale del ripieno implementarono lo strumento di nuove sonorità, imitando gli organici delle moderne orchestre europee. In Europa imperversava infatti il Classicismo; i centri pulsanti di Vienna, Mannheim, Milano, Parigi, e Londra, diventarono sedi di importanti orchestre per le quali scrissero i grandi compositori del tempo, compresi Haydn e Mozart. Il grande successo della musica sinfonica stimolò gli organari ad inserire nella disposizione dei loro nuovi strumenti, registri come il Corno Inglese, la Flutta o Flauto traversiere, i Corni da caccia, il Clarone, la Viola, l’Ottavino, l’Oboe, il Violoncello e poi – ad imitazione bandistica – Campanelli, Sistri, Grancasse, Piatti cinesi e quant’altro. Nel corso dell’Ottocento, la Chiesa di Roma tuonò più volte contro la moda imperante, raccomandando ai parroci di non permettere agli organisti di eseguire «sonate teatrali, o altre distruttive; bensì quelle che servono a fomentare il raccoglimento e la devozione», non ottendendo però grandi risultati: già gli italiani erano “ammalati” di Melodramma. Sarà il “Motu Proprio” , emanato nel 1903 da Pio X, che porrà definitivamente il veto a tutta una serie di Ariette, Cavatine, Polke, Ballabili, Offertori con Diluvio Universale (comprensivi di tuoni, terremoti e finali con evviva popolari) ed imitazioni “a guisa di banda che suona una marcia”. Dopo il 1903 tutto cadde nell’oblio e gran parte della produzione organistica italiana dell’Ottocento andò persa o distrutta. La rivalutazione di questo repertorio è piuttosto recente e dovuta alla molte pubblicazioni di musiche manoscritte, relegate per più di un secolo nella spessa coltre polverosa degli archivi. Serve un certo equilibrio e una coscienza storica necessaria, per affermare che l’organo è prima di tutto uno strumento musicale e che spesso gli organisti dell’ottocento erano gli unici detentori della cultura in grado di portare anche nei piccoli centri l’eco di quanto avveniva nelle città, adattando od elaborando opere teatrali di fama internazionale o componendo in quello stile. Il programma di questo cd, suonato sui pregevoli organi Collino della Basilica di San Maurizio e del Santuario della Madonna delle Grazie in Pinerolo rendiconta, coi suoi limiti non esaustivi, una parte del repertorio che si è sviluppato tra la fine del 700 e l’inizio dell’800.
L’Organo nell’800: decadenza e moda
I brani seguono un ordine non tanto cronologico quanto di contrasti. Iniziamo con un’emblematica “Sinfonia per organo ” di Ferdinando Provesi, primo maestro di Giuseppe Verdi, nel paesino di Busseto. In Francia il processo di decadenza ricevette il suo colpo di grazia dalla Rivoluzione che soppresse molte chiese ed i loro manufatti, tra cui gli organi. Lo studio dello strumento venne abbandonato e solo nel 1819, al Conservatorio di Parigi, François Benoist, che organista non era, venne nominato insegnante della materia. Tra suoi allievi, Louis-James-Alfred Lefébure-Wély fu bambino prodigio e organista della “Parigi bene”; le sue musiche, ricche di effetti plateali, tra tempeste e scene pastorali, scatenavano gli entusiasmi delle folle, come il presente “Bolero de concert”. Padre Davide da Bergamo, al secolo Felice Moretti è, forse, l’icona della musica organistica ottocentesca e lo ritroviamo con tre tra le tante composizioni dedicate all’organo. Acclamato concertista – allievo tra l’altro di Johann Simon Mayr a Bergamo e amico di esimi operisti tra i quali Donizetti e Mercadante – ebbe grande popolarità anche come compositore, ricreando nei suoi brani effetti melodrammatici e bandistici di una certa difficoltà tecnica per l’esecutore; la sua musica è perfettamente a suo agio sugli strumenti proposti. Accanto ad un “Concertino per organo” profanissimo – che mette in risalto la timbrica del Flauto traversiere in contrapposizione con la Viola bassi – troviamo due momenti dedicati alla liturgia : “Elevazione in re minore” e le “Suonatine per l’offertorio e il postcomunio” che mettono invece in rilievo i registri ad ancia, come i Tromboni al pedale, il Corno Inglese soprani e la coppia Tromba soprani e Fagotto bassi. Del padovano Gaetano Valerj tre estratti dalle “XII sonate per organo op.1”, pubblicate nella città natale nel 1785; si alternano il contrappunto, degno di nota, nella Sonata XII e meno osservato nella Sonata I e lo stile galante della Sonata IX, fotografia dello panorama musicale sullo sfondo del finire del 1700. Più o meno nello stesso periodo Justin Heinrich Knecht pubblica a Lipsia un metodo per organo, altra importante innovazione sulla quale si cimenteranno in molti: Vollstaendige Orgelschule (scuola completa per organo) in tre volumi, nella quale si dà conto di come ottenere tutte le angherie della natura (i soliti temporali, terremoti, giudizi universali..) con il suono dell’organo. Ma inizia con lui anche la concezione dell’organo sinfonico, espressione del nascente romanticismo: la “Grosse Orgelsonate fuer Geuebtere” (Grande sonata per organo … per esperti) strizza l’occhio a questi due aspetti. Una nobiltà evidente traspare dal “Gran Preludio in sol minore” di Johann Simon Mayr, già citato come Maestro di Padre Davide da Bergamo. Il compositore bavarese scelse Bergamo come sua residenza, lavorandovi come organista, docente (Donizetti fu suo allievo) e trattatista. Fu notevole operista di grande eleganza e solida scuola. Michel Corrette, figlio d’arte e nativo di Rouen, città che ha dato i natali ed ospitato illustri organisti, iniziò la sua carriera presso i Gesuiti parigini che osteggiavano il rito gallicano, professando il rito romano. La prima parte della sua opera è quindi legata a messe, inni, magnificat e suites sui modi gregoriani. Con la soppressione dell’ordine dei Gesuiti nel 1762 si dedicò alla pubblicazione di metodi, alla didattica e al concertismo, lasciandosi contagiare dalla moda decadente; “Grand Jeu que l’on peut jouer à l’offertoire” è un esempio di quello stile galante e “pompier” che stava guadagnando i favori delle masse. L’Inghilterra sembra meno toccata da sconvolgimenti simili e sulle tracce di Georg Friedrich Haendel camminarono ancora per molto tempo numerosi compositori. Samuel Wesley, membro di un’illustre famiglia di musicisti, promotore della diffusione della musica di Bach ed amico di Felix Mendelssohn, proseguì la tradizione più che centenaria dei Voluntaries , vere e proprie improvvisazioni che si eseguivano, appunto, a volontà durante il culto. Spesso in forma bipartita, comprendevano un inizio lento e preludiante ed una fuga, come nel caso del presente “Voluntary op.6 n.3”. Per chiudere la raccolta si propongono alcuni estratti dalla “Messa per organo in sol maggiore” di Giovanni Quirici, organista originario dell’oltrepo pavese e titolare dell’organo del Santuario della Consolata a Torino. Di lì a poco il “Movimento Ceciliano” insieme con il già citato “Motu Proprio” del 1903, caleranno una pesante mannaia su centoventi anni circa di “musica orripilante e blasfema” e Quirici sarà uno degli ultimi musicisti a deliziare i torinesi con Versetti istrumentali per il Gloria, Suonata per la Consumazione e ….. Polka Marziale per dopo la Messa.